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Itinerario attraverso i campi di Venezia

Le grandi chiese dei due ordini predicatori medievali sembrano presidiare spiritualmente la città da siti giustapposti: i Frari dei francescani a ponente, Ss. Giovanni e Paolo dei domenicani a nord di piazza San Marco.

In questo percorso alle spalle della piazza e in una parte del sestiere di Castello si giunge alla chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo e al suo campo dopo aver visitato la Pinacoteca Querini Stampalia, preziosa introduzione alla vita di Venezia nel passato. L’itinerario prosegue passando per la delicata e lombardesca Santa Maria dei Miracoli per poi affacciarsi alla luce del Canal Grande, all’altezza della Ca’ d’Oro.

Palazzo Querini Stampalia (1528) fronteggia il piccolo e suggestivo campiello omonimo. Dal 1869 è sede della Fondazione e della Galleria Querini Stampalia, in cui sono raccolti oltre quattrocento dipinti dei secoli XIV-XX, tra i quali opere di Bellini, Palma il Vecchio, Luca Giordano, Tiepolo e Longhi.
Animato da un piccolo mercato e da affollati caffè è il campo Santa Maria Formosa, contornato da edifici cinquecenteschi e articolato in diversi spazi dalla particolare posizione della chiesa omonima, ricostruita nel 1175 e ancora nel 1492 da Codussi.

La complessa scansione dello spazio interno, di intensa e vibrante luminosità, valorizza il trittico di B. Vivarini (1473) e il polittico (1509 ca.) di Palma il Vecchio. Proseguendo verso nord si giunge in campo dei Ss. Giovanni e Paolo, la “piazza” più monumentale di Venezia dopo quella di San Marco, ornata al centro dalla statua equestre di Bartolomeo Colleoni, capolavoro della statuaria rinascimentale. L’imponente facciata in cotto, rimasta incompiuta, della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, e quella adiacente della Scuola di San Marco creano uno degli episodi architettonici più rilevanti della città.

La basilica dei Ss. Giovanni e Paolo (San Zanipòlo) è con i Frari il più grandioso esempio di architettura gotica veneziana. Eretta dai domenicani fra il 1246 e il 1430, divenne il luogo dei solenni funerali dei dogi.

Splendide le absidi traforate da lunghi finestroni trilobati. L’interno, di inusitate proporzioni, racchiude il monumento al doge Pietro Mocenigo di Lombardo (1476-81), quello al doge Andrea Vendramin (Pietro e Tullio Lombardo) e quello gotico al doge Marco Corner (morto nel 1368). Preziosa la cappella di San Domenico (1690-1716), sul cui soffitto intagliato e dorato trionfa la Gloria di san Domenico di Piazzetta (1725-27). Nel transetto destro una pala di Lotto (1542) prende luce dalle cangianti vetrate del finestrone a trafori gotici, mentre da quello sinistro si accede alla cappella del Rosario, con tele di Veronese.

Nella Scuola Grande di San Marco, opera di Lombardo e Giovanni Buora conclusa da Codussi (1487-95), sono custodite opere di Palma il Giovane e Tintoretto. Dal salone terreno della Scuola si accede all’ex convento domenicano dei Ss. Giovanni e Paolo, ora Ospedale civile, ricostruito da Longhena nel 1660-75 su un impianto duecentesco.

Più discreta è Santa Maria dei Miracoli, che si staglia isolata nello stretto campo dei Miracoli: eretta (1481-89) da Lombardo e figli, è uno dei primi e più felici esempi di architettura rinascimentale veneziana. Lo spazio interno ripropone il ritmo e la misura dell’esterno nel rivestimento marmoreo e nella volta a botte con cassettonato ligneo dipinto.

Attraversando il rio di San Lio sul ponte del Teatro, ci si dirige verso la chiesa di San Giovanni Crisostomo;dietro la semplice facciata rinascimentale, la chiesa custodisce il capolavoro della vecchiaia di Bellini (Santi Cristoforo, Girolamo e Agostino,1513) e una nota pala di Sebastiano del Piombo (1509 ca.).

Attraversando le corti nella zona retrostante la chiesa, in cui si intrecciano storia e leggenda (nella corte Seconda del Milion il n. 5845 corrisponde alla presunta casa di Marco Polo), si arriva in campo Ss. Apostoli, dominato dalla chiesa omonima ristrutturata nel 1575. Da qui si diparte la Strada Nuova,così denominata dai veneziani per la sua estraneità a dimensioni (è larga 10 m) e ritmi alla città; definita lungo il lato meridionale dalle facciate secondarie dei palazzi prospicienti il Canal Grande, è l’arteria che dal 1871 mette in comunicazione Rialto con la stazione ferroviaria. Sulla sinistra, nella calle omonima, è l’ingresso alla Ca’ d’Oro,residenza di mercanti tipica della tradizione veneziana, sviluppata intorno a un suggestivo cortile.

Sede della Galleria Giorgio Franchetti, le stanze che fiancheggiano gli ampi porteghi aperti con logge sul canale sono ornate dal San Sebastiano di Andrea Mantegna (1506), da dipinti di Antonio Vivarini, Carpaccio, Luca Signorelli e altri, e da sculture di Pier Jacopo Alari e T. Lombardo. Una scala quattrocentesca sale al secondo piano, dove si trovano opere di Tiziano, Tintoretto, Hubert van Eyck, Francesco Guardi, bozzetti di Gian Lorenzo Bernini e affreschi di Pordenone.