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Recoaro vuole realizzare il vecchio sogno

provincia_vicenzaL’amministratore unico Arrigo Abalti della Spa regionale traccia il cammino per far risorgere un compendio in crisi. Il settore benessere in testa alle novità in una partnership tra pubblico e privato. Gli hotel di Recoaro si mettono a disposizione per il rilancio, le terme di Recoaro devono essere rivalutate..

È amministratore unico delle Terme di Recoaro dalla fine di luglio e lo sarà per tre anni, fino al 2012. L’assessore alle partecipazioni regionali Isi Coppola gli ha affidato la missione quasi impossibile di resuscitare una Spa pressoché in caduta libera, che viene fuori da un susseguirsi di gestioni disastrose dall’attività sempre più ridotta, con un disavanzo strutturale di 300-400 mila euro l’anno come palla al piede di un trascinarsi di interessi passivi nei confronti delle banche, con entrate limitate a quelle che vengono dal Ssn e da qualche affitto.

Tutto questo nel contesto di una situazione generale in cui in Italia anche i complessi termali più noti, dal passato glorioso, stanno vivendo una fase molto critica e riescono a funzionare solo quelli che si sono rifatti un lifting funzionale, ricreandosi una identità e puntando sulla nuova e trainante moda-tendenza del benessere e del wellness fra benessere e estetica. Arrigo Abalti non si è fatto abbattere da ciò che ha trovato.

L’eredità è pesante, anzi pesantissima, ma l’uomo è coraggioso, e ama le sfide.

La storia è nota e famosa. Le acque di Recoaro Terme, che fin dal 1404 faceva parte della Repubblica di Venezia, cominciarono a essere conosciute grazie al conte Lelio Piovene nel 1689. Nel 1752 la Serenissima le dichiarò “bene pubblico”.

Qualche anno dopo l’ing. Anton Mario Lorgna provvide alla captazione delle acque e alla costruzione del primo stabilimento termale. Era il 1779. L’espansione nel secolo successivo. Tra i primi alberghi il Giorgetti alle Fonti e il Trettenero in centro. Quindi il Fortuna, il Varese, l’Europa, mentre Recoaro si vestiva di liberty, di fiori e di fregi.

Alla fine del XIX secolo il boom. Ben 3 mila posti letto e 9 mila ospiti fra cui vip europei come il filosofo Nietzsche, i campioni del melodramma Verdi e Mascagni, la Regina Margherita. Recoaro si proiettava sempre più in alto nella costellazione dei centri termali.

Nel 1873 Antonio Caregaro Negrin aveva unificato le sorgenti in un unico parco termale, di cui oggi restano come retaggio le Fonti Centrali, che uniscono le sorgenti Amara, Lelia, Lorgna, Lora e Nuova. Ma poi nel secondo dopoguerra la fatale decadenza, fino quasi alla scomparsa di un complesso che pure ha scritto la storia termale italiana. La realtà di oggi è semplice da descrivere.

Un’area di 22 ettari e un parco straordinario. L’azienda conta due dipendenti fissi e 30 stagionali. Ha due alberghi di proprietà chiusi da decenni. Uno completamente fatiscente. L’altro, in stile liberty, in cui si era iniziato un lavoro di restauro poi mollato a metà. Possiede la bellissima villa Tonello vincolata dalla sovrintendenza ai beni storico-artistici.

Le Terme sono aperte da giugno a settembre.

L’utenza quotidiana, durante questi quattro mesi, è costituita da un’ottantina di anziani legati affettivamente a Recoaro e alle sue acque. Insomma, c’è tutto da rifare, da inventare, cercando di capire quale possa essere la formula più consona e sostenibile per ripartire da zero. Il convegno voluto da Abalti come primo atto esterno della sua gestione si propone questo obiettivo. L’idea di partenza, ovviamente, c’è.

Il complesso recoarese, così com’è, non garantisce né sopravvivenza né futuro. C’è da ideare un centro spa benessere, affiancato a un sistema di cure legato alle proprietà idroponiche delle acque termali, costruendo nuovi impianti, in primis piscine e saune, lanciando pacchetti-famiglia. «Un progetto del genere – spiega Abalti – richiede un investimento forte in cui coinvolgere la Regione che è proprietaria al 98 per cento delle Terme ma anche richiamando l’interesse dei privati.

Il convegno dovrebbe darci gli spunti per vedere in che modo procedere. Per questo ho voluto esperti di respiro internazionale del livello di Nunes e Byrne, i due portoghesi che hanno esposto negli anni scorsi in Basilica e che, soprattutto, hanno lavorato in Europa proprio sugli stabilimenti termali. Qui a Recoaro ci sono da conciliare architettura, uno stile liberty vero, paesaggio. Ci vogliono interventi compatibili per non snaturare il vecchio tronco e innestare i rami nuovi. Nunes e Byrne possono dare dignità scientifica al progetto, e questo è fondamentale. Come anche è importante un contatto con la facoltà di economia e commercio della sede di Vicenza dell’università di Verona. La presenza fra i relatori del presidente Fortuna si spiega per questo motivo».

Di seguito alcuni albergi di Recoaro.

HOTEL TRETTENERO Via Vittorio Emanuele, 16/e – 36076 Recoaro Terme (VI) Tel 0445 780380 Fax 0445 780350
HOTEL VERONA Via Roma, 52 – 36076 Recoaro Terme (VI) Tel 0445 75010 Fax 0445 75065
HOTEL RISTORANTE ISOLA Via Cavour, 65 – 36076 Recoaro Terme (VI) Tel 0445 780560 Fax 0445 780350
ALBERGO AL CASTELLO Via Giacomo Zanella, 9 – 36076 Recoaro Terme (VI) Tel 0445 780300 Fax 0445 792475